Tema della serata: tartufo bianco di Alba.
Possiamo farci mancare del buon vino?
GIAMMAI!
Certo, volevo portare qualcosa di diverso… I grandi rossi c’erano già e anche lo Champagne.
Quindi?
Semplice. Differenziare e ampliare l’offerta.

Sua Maestà il tartufo bianco di Alba


In enoteca mi propongono il Valentino Riserva 2001 Brut Zéro di Podere Rocche dei Manzoni, Chardonnay piemontese in purezza con dieci anni di affinamento sui lieviti, sboccatura 2011. Affatto banale, non convenzionale e per questo apprezzabile.

Brillante giallo dorato, bolla a punta di spillo abbastanza numerosa.
Al naso rivela tutta la sua anima “non comune”: funghi secchi, radici, tostatura e cenni eterei di acetone e si susseguono con una bella progressione. Poi mix di farine e, oltre ancora, lievi cenni agrumati.
In bocca meno espressivo, tanta frutta esotica matura in macedonia, morbido, molto piacevole e di grande sapidità.
Unica vera nota negativa rappresentata da un finale di media lunghezza soltanto; apprezzatissimo comunque e da riproporre per stupire. Intorno ai 35€ in enoteca.

Passiamo quindi allo Champagne Les Murgiers extra brut 2009 Francis Boulard  da 70% Pinot Meunier e 30% Pinot Nero.

Giallo paglierino scarico con bolla fine e numerosa, al naso si riconosce il carattere del terreno… gesso sopra tutto per poi concedersi alla frutta fresca e lievi sentori eleganti di pasticceria. Colpisce per la successione dei profumi.
In bocca sapidità e freschezza sono molto piacevoli e la carbonica intensa lo rende perfetto per sgrassare i cibi grassi. Noi ci intratteniamo con svariati salamini.
Tenui sentori fragranti completano il quadro gusto-olfattivo.
Elegante e di facile beva è uno Champagne sui 35€ (online) che si fa rispettare. Provare per credere.

Ed è qui che accade IL fatto. Un momento di silenzio, uno sguardo a destra e uno a sinistra… Nell’aria si diffonde un profumo che domina, avvertibile da metri di distanza.
Il tartufo bianco di Alba è stato tolto dalla sua confezione ermetica ed è pronto per essere scagliato sui tagliolini freschi.

Siamo nel clou.

Scegliamo un abbinamento a forte connotazione territoriale, con il Barbaresco 2008 Gaja. Successione di profumi davvero notevole. Naso dapprima molto minerale poi spostato su fiori appassiti, quindi tamarindo e forte nota di cioccolato amaro in chiusura.
In bocca è fresco dal tannino fitto vivo e centrale, di sapidità travolgente ma al contempo ammorbidito da un avvolgente manto morbido vellutato.
Grande struttura ed eleganza per un 2008 pronto e dinamico.

“E non finisce qui” come diceva il grande Corrado.
Il vero protagonista della serata arriva adesso con la tartare di Fassona Piemontese. Al tartufo, ovviamente.

Il protagonista di cui parlo è il Langhe Nebbiolo Sorì Tildin 1996, sempre di Gaja.
Ampio al naso, apre con note di balsamiche di menta e quindi sprigiona un pout-pourri di spezie di difficile interpretazione. Macchia mediterranea tipica dei baroli invecchiati e ancora nota balsamica con sferzate di cappero, che scivola su una fortissima nota sapido-salmastra unica. Lunghissimo in bocca con un piacevole retrogusto di liquirizia.
Vino emozione che non stanca mai e che per questo finisce in un lampo.

Incamminandoci verso il finale troviamo il secondo vino acquistato per l’occasione. Sappiate che lo preferisco in assoluto per tipologia: il Pedro Ximenez Gran Reserva 1983, di Bodegas Toro Albalà in perfetto abbinamento con salame di cioccolato e mousse alle fragoline di bosco.
Già il colore è tutto un programma: un ambrato scurissimo tendente al marrone con tenue bordo giallo.
Al naso è travolgente. Complesso con intense note di frutta secca, burro di arachidi, caffè in polvere, miele, confetture varie, e altro. Un’evoluzione notevole anche in questo caso.
Scende viscoso nel calice formando una spessa patina color caramello. Lacrima immobile.

La bocca, che riflette quanto provato al naso per progressione e complessità, da l’impressione di una gelatina viscosa, che dapprima tende a sovrastare tutto e che infine lascia spazio ad un’alcolicità spiccata e una (solo) discreta freschezza. Soltanto discretamente lungo.
Data la mia affezione agli sherry e al Predo Ximenez, sebbene questo sia un ottimo rappresentante della categoria, penso di aver bevuto anche di meglio; comunque sia ve lo consiglio caldamente e senza troppe riserve.

E’ stata una cena che non dimenticherò presto.
Certo, probabilmente i due Gaja (ma anche il PX) avrebbero meritato varie pagine ed un vocabolario apposito di soli aggettivi, ma il momento era piuttosto concitato e non potevo ridurmi a fare lo scriba e perdermi il meglio della serata!

Ci sarà qualche altra occasione prima o poi…

La lineup completa.
No, non avete visto male.
C’era anche il Barolo 1977 di Cantine Marchesi di Barolo
che tra l’altro ha fatto la sua figura…