Marco ha avuto un’idea formidabile, avrei voluta averla io. Il format dei suoi eventi, riassunti nell’hashtag #viniacasamia è vincente, ne avevamo già parlato in questo post. Location perfetta, ambiente giusto, compagnia simpatica e competente, vini proposti mai banali.
Giovedì scorso si è tenuta un’altra serata, questa volta in compagnia di Samuele Bianchi dell’azienda agricola Il Calamaio, due ettari o poco più sulle colline lucchesi, là dove il profilo orografico dolcemente si rivolge al mare della Versilia, senza scossoni.  

Samuele ha la passione che sgorga dallo sguardo, ed è contagiosa perché è impossibile non stare ad ascoltarlo con attenzione quando parla della sua terra, delle sue vigne, della sua storia. 
In un fazzoletto di terra in forte pendenza, rilevato nel 2003 in stato di semi abbandono, ha trovato ceppi di semisconosciute varietà come la barsaglina, il mazzese o il buonamico e vi ha piantato in seguito del nuovo sangiovese e qualche barbatella a bacca bianca, con l’impegno di creare qualcosa che fosse sì legato al territorio ma che si discostasse dal solito bere. Il tentativo romantico di coniugare tradizione e innovazione, passato e futuro. 
In quel lotto Samuele ha piantato anche molto del suo di futuro, sostenuto dall’amore per il territorio e dalla curiosità di provare cose nuove. 
Soprattutto dalla curiosità nasce il Soffio 2012, mai prodotto prima: insolito blend di chardonnay, petite arvine e piccola percentuale di petit manseng. Giallo paglierino, tenue e luminoso; naso delicato di camomilla, gelsomino, banana e frutta tropicale fresca. Il gusto è coerente con quanto percepito al naso, ben sorretto da spiccata acidità e adeguata mineralità, probabilmente conferita dalla petite arvine.   
Il Poiana 2011 è un sangiovese in purezza vinificato esclusivamente in acciaio; colore rubino penetrabile, naso franco di violetta e fiori pestati cui segue intensa, lieve e piacevole speziatura; bocca fresca ed alcol in evidenza, corrispondenza gusto olfattiva non completa, ma carattere da vendere e buona bevibilità. 
Il Poiana 2012 è – come il fratellino più grande – un sangiovese in purezza costituito però da un 10% affinato per otto mesi in piccoli botti: rubino scarico, dona aromi nitidi e bilanciati di frutti rossi, rosa e lavanda. Il paziente lavoro del legno ha parzialmente ammorbidito le energie varietali permettendo alla freschezza di esprimersi compiutamente, in perfetta armonia con l’assetto del vino. Pronto già adesso ma futuro già scritto – e scritto bene – per questo vino dalla bella personalità.
Il vino più atteso della serata è l’Antenato, il prodotto senza dubbio più rappresentativo de Il Calamaio, creato da un’unica vinificazione di tutte le vigne più vecchie dell’azienda, raccolte contemporaneamente. Samuele ci spiega che non è possibile datare con certezza i vecchi ceppi ma che probabilmente la reale età è di circa cinquanta anni: sono curioso di provare un prodotto così originale, ottenuto da sei varietali diversi in uvaggio, tecnica di vinificazione che, per chi non lo sapesse, consiste nel vendemmiare contemporaneamente le uve anche se di diverse varietà: la difficoltà intrinseca, da un punto di vista della vinificazione, è che a varietà diversa corrisponde maturazione diversa e questo, in teoria, tenderebbe a far pensare che difficilmente si potrà ottenere un prodotto armonico da tanta eterogeneità. La pratica, per fortuna,  è un po’ diversa e più di ogni altro libro o esperienza personale sarà il calice di Antenato a spiegarlo: rosso rubino concentrato, l’olfatto esprime concetti inediti con rapida ed ampia successione di frutta rossa matura, prugna in particolare, speziatura di noce moscata e vaniglia, accenno di liquirizia, pot – pourri; il sorso è pieno e carnoso, volumico e muscolare, sorretto da un tannino in via di risoluzione ed una intensa mineralità. Scorre bene al palato, con struttura importante ed ammiccante, mai doma. Finale senza cadute e P.A.I. lunga. Antenato non è ancora perfettamente equilibrato ma è solo questione di tempo, allorquando le energie faranno spazio a qualche morbidezza in più, su uno spartito strutturale di pregio.

I quattro vini proposti hanno anima ed individualità spiccata e vista la storia di chi li produce non poteva essere diversamente; il claim dell’azienda è Una piccola azienda, una grande passione. Niente produce sforzi fisici, emotivi o intellettuali come il voler perseguire l’obiettivo che le nostre passioni ci indicano. Non il denaro,  non la bramosia del trionfo. Solo la passione. Samuele Bianchi e le persone che gli sono state vicine ci hanno messo anche l’additivo: il coraggio di provare a fare qualcosa di diverso. Omologarsi è facile, specie in un contesto settario come può essere quello del vino.
La combinazione delle due cose, passione e coraggio, per come la vedo io, è uno splendido esempio di ricetta per il successo e per Vivere, con la “V” maiuscola.
Perché come diceva Nicolas de Chamfort, le passioni fanno vivere l’uomo, la saggezza lo fa soltanto vivere a lungo.
Alla prossima!