Si dice che i vini rispecchino il carattere e la personalità di chi li produce.
Qualcuno afferma che in certi vini si possano sentire gli stessi profumi che si avvertono visitando le vigne dalle quali essi nascono.
Io non avuto la fortuna di conoscere il Marchese Guerrieri Gonzaga né, purtroppo, di visitare la Tenuta San Leonardo, ma dopo aver bevuto il loro prodotto di punta è come se avessi fatto entrambe le cose. 
Berlo è come viaggiare nei boschi del Trentino, fermarsi ad ammirare il lago di Carezza e ritemprarsi in un maso davanti a un camino. 
Un’esperienza.
La Tenuta San Leonardo appartiene alla famiglia Guerrieri Gonzaga da oltre due secoli. La conduzione familiare ha sempre mantenuto un unico filo conduttore: la valorizzazione del territorio. In seguito alla ricostruzione post fillossera, furono impiantati merlot ed i cabernet che trovarono in questo angolo di Trentino un angolo di Bordeaux. I nuovi vitigni, infatti, si ambientarono alla perfezione, consentendo alla famiglia Guerrieri Gonzaga di puntare alla selezione qualitativa e di dare corso, dai primi anni ’80 in poi, a uno dei più luminosi successi enologici del nostro Paese. 
Il San Leonardo è stato a lungo un blend di cabernet sauvignon, cabernet franc e merlot: la versione 2007, l’ultima in commercio, segna l’esordio del carmenere, presente al 20%, unitamente ai tre classici fratellini francesi.
San Leonardo 2001. Un’esperienza.
E allora sentiamo di cosa ci parla il San Leonardo 2001. Perché i vini possono parlare, lo sapevate? Questo poi è un chiacchierone!
Alla vista si presenta di un granato intenso, piuttosto concentrato, a tratti impenetrabile.
Il naso è un’esplosione di sentori boschivi, terra bagnata, funghi, corteccia, sandalo, legno di cedro. 
La successione è inarrestabile, ed ecco che emergono i fiori e i frutti, dapprima lampone e viola passita, poi è un susseguirsi di frutti di bosco, infine prugna, fichi.
Ciò che maggiormente colpisce, anche nei successivi assaggi, è il tannino, ormai completamente levigato dal tempo e perfettamente integrato, vellutato e di un’eleganza d’altri tempi.
Il blend bordolese è stato scelto con sapiente maestria, il cabernet sauvignon, parte sempre a razzo col suo didattico peperone, e il franc si fa gradualmente spazio con le sue note erbacee.
L’evoluzione nel bicchiere non conosce pause, emergono sentori di pepe, tabacco, frutta secca morbida, datteri e ancora fichi, stavolta secchi.
Non poteva mancare la sferzata balsamica, la nota alpina, di anice stellato e artemisia.
Finale con accenno terziario, di vernice.
Persistenza molto lunga.
Non bisogna essere dei temerari della comunicazione del vino per definire il San Leonardo un capolavoro, ai vertici dell’enologia italiana. 
92/100
Alla stesura della recensione ha preziosamente collaborato Gianpaolo Arcobello Varlese.