La settimana lavorativa non è finita alle 18.00 di Venerdì ma alle ore 21.00 dopo la tremenda spesa settimanale  (fulmini dal cielo), senza la quale non mangi per i successivi quattro giorni. 
Abbiamo anche fretta, cena veloce con Fra e successivo film al cinema. Non importa quale; just relax.
Arriviamo puntuali di fronte al locale Siciliano, ogni tanto viene voglia di arancinE (si, a Palermo pensiamo che tutto il resto del mondo, a parte i cugini Trapanesi, sbagli a chiamarli arancinI).
Chiuso di Venerdì sera

!!!

Chissà per quale assurdo motivo. Speriamo niente di grave.
Ma lo spirito della ricerca del buon cibo non si placa, e nemmeno la fame. Seconda chance: localino collaudato nelle vicinanze, a conduzione familiare. Prezzi modesti, cucina rustica e buona.
Dopo i trenta minuti accademici per trovare parcheggio troviamo conforto in una tagliatella al ragù ottima,  seguita da secondi come baccalà alla siciliana, gulash, polpettine di carne e co(s)toletta alla milanese (occhio, quella originale è con l’osso).
Cercando di fare in fretta si sono fatte le 23.30; niente cinema ma n’è valsa la pena. Dove andiamo? Da Fra ovvio no?
Ed è subito Passito!
F:”Hai mai provato il Tokaj?” 
Io:”Non quello originale.”
F:”Bene”
Sàrga Borhaz Tokaj Azsù 4 puttonyos 1999
Sàrga Borhaz Tokaj Azsù 4 puttonyos 1999, La Maison Jaunè.
Va per aprire e il tappo sprofonda nel collo!
F:”………”
Alla fine ce la fa e, anche se il tappo è diventato una poltiglia, non è caduto un solo grammo all’interno.
Leggerissima ossidazione all’estremità interna, niente di preoccupante.
Limpido, di colore oro e consistente, al naso spicca subito la componente “muffita” tipica della Botrytis Cinerea parassita che colpisce queste (e altre) uve (credo Furmint).
Appena più in là, chiari sono i sentori fruttati di pesca e nespola e una tenue nota minerale. Almeno mi pare.
Incuriosito e impaziente bevo un sorso.
Impatto forte sulle ghiandole salivari.
Ridicolmente (assurdamente, pazzescamente.. chiaro no?) fresco!! Ed è del ’99. 
Mi sembra di sentire frutta sciroppata.
Elegante e persistenze è morbido, affatto pastoso, e abbastanza equilibrato di un’acidità graffiante e concentrata che lo fa risultare meno dolce di quanto in realtà non sia.
In effetti la concentrazione di aszú è stata tradizionalmente definita dalla quantità (puttonyos) di “pasta d’uva” aggiunta al barile Gönc (136 litri). Oggigiorno il numero puttonyos è basato sul contenuto di zucchero o di estratto di vino maturo. L’Aszú varia 3-6 puttonyos, con un’ulteriore categoria chiamata Aszú-Eszencia specifica di vini sopra i 6 puttonyos. A differenza di molti altri vini, il contento di Aszú nell’alcol è in genere superiore al 14%. (Wiki per maggiori info).
“Il vino dei Re o il Re dei vini” come dicono gli ungheresi.
Proseguiamo di gran carriera verso il secondo vino dolce.
Domain De La Rectorie Banyuls
Cuveè Parcè Freres
Domain De La Rectorie Banyuls Cuveè Parcè Freres
Colore rosso rubino impenetrabile (vorrebbe l’AIS…io dico melanzana nera con parte terminale violacea)
Non mi aspettavo un “rosso”. Al naso sento frutta sotto spirito, ciliegia, e spezie (chiodi di garofano o pepe).
Assaggio…dolcino con una discreta acidità risulta un pizzico amarognolo ma è la componente tannica  a stranirmi. Giusy dice che asciuga la lingua. Se volete avere una sensazione simile provate a passarvi un tovagliolo di carta sopra la lingua…Concordo, tannino ruvido come minimo.
Viene prodotto abbassando la temperatura durante la fermentazione; questo fa si che rimanga un cospicuo residuo zuccherino. Poco fine, alcolico anche se dimostra meno di 17 volumi, e morbido. 
Un vino non comune, non per me almeno, che sinceramente non mi ha troppo convinto forse per queste sue peculiarità caratterizzanti.
Non c’è storia insomma il Tokaj vince a mani basse.
Voleva farmi bere anche il Sauternes di qualche settimana fa per lo scontro finale col Tokaj.
“Un’altra volta, dai :)”