Quattro chiacchiere informali con Hosam Eldin Abou Eleyoun, delegato AIS Milano, nella sua seconda casa, il Westin Palace, dove si tengono tutti gli eventi e i corsi della delegazione. Puntuale, gentile, sorridente, senza limiti di tempo e senza quella tipica ossessione milanese di controllare il cellulare. La cortesia e la buona educazione non sono cose mai scontate. Ci incontriamo tra un corso e l’altro. Noi di Appunti di degustazione, in fondo, siamo quasi tutti suoi figli…
Un chimico egiziano a capo della delegazione AIS più importante d’Italia. Per chi non ti conosce puoi raccontare il tuo percorso?



Il primo approccio con il vino è stato a due anni. Mia madre andò dal medico perché non mangiavo molto, il medico disse “Non ti preoccupare dagli una goccia di vino prima dei pasti e vedrai come mangerà!” e così è stato. 


Nella mia famiglia comunque era normale vedere una bottiglia a tavola. Quando giunsi in Italia, nel 1993, la famiglia di mia moglie e il papà in particolare, mi ha guidato in un percorso verso il vino di qualità. Visto il mio entusiasmo e la mia passione, mia moglie mi ha successivamente regalato il corso di primo livello nel 2001 e mi sono diplomato nel 2003.
Il Libano produce un vino importante, Israele sta facendo bene e prossimamente, proprio all’AIS Milano, ci sarà una serata dedicata. Dell’Egitto cosa ci puoi raccontare?



In Egitto è difficile trovare vino di qualità comunque non parliamo di una produzione ampia, al massimo quella per soddisfare i turisti. Il produttore egiziano non è incentivato, non c’è un vero investimento. Quando è arrivato Gamāl ʿAbd al-Nāṣir le aziende sono state statalizzate, il vino è diventato quantità, non qualità, non c’è ricerca. Dopo la rivoluzione le cose non sono migliorate, anche con Morsi che ha radicalizzato la tendenza islamica. Eppure basterebbe vedere cosa succede in Marocco e in Tunisia, dove fanno vini di qualità, con timbro francese. Sarebbe comunque interessante fare una serata sui vini del Nord Africa.
Quale è stato il primo vino che ti ha fatto innamorare? E il viaggio che ricordi?



In Italia il primo approccio è stato con i vini Piceni. La prima zona visitata: quella dell’Amarone

Hai mai pensato di diventare produttore o consulente per un’azienda vitivinicola?



No, non ci ho mai pensato. Sono fiero di essere egiziano ma anche della mia doppia cittadinanza. Sono soddisfatto di quello che faccio in AIS, fare più mestieri non fa per me. 
Gli brillano gli occhi quando parla di AIS e quando parla dei progetti e dei colleghi si percepisce una grande passione, un grande entusiasmo per il suo lavoro. Ancora tanta curiosità e voglia di conoscere. E noi siamo pronti con una serie domande sull’Associazione.
AIS Milano, passato presente e futuro. Un po’ di numeri? Quale futuro ti immagini? 



Quando diventai delegato provinciale eravamo 1.200 soci ora 1.700, con un alto numero di giovani. Il 50% del Consiglio è formato da donne. Uno dei miei sogni è rendere la nostra comunicazione più fluida, fare diventare il vino un vero mezzo di comunicazione non a parole ma a fatti, mi piacerebbe aprire ancora AIS, rafforzare il brand, nonostante siamo 35.000 soci in Italia e una forza sul territorio senza eguali. 
La tua giornata lavorativa tipo: come ti organizzi?



La prima cosa che faccio e guardare le mail alle quali devo rispondere, poi in ufficio e portare avanti i corsi e gli eventi, risolvere problemi. Qui al Westin sono presente ai corsi e mi assicuro che sia tutto a posto, fino a mezzanotte, mi accerto che anche l’ultimo bicchiere sia lavato. Dopo, se c’è la possibilità, si rimane a chiacchierare anche fino a tardi e prima di andare a letto guardo ancora le mail. 
Tantissimi corsisti, alcuni semplici appassionati ma tanti sommelier professionisti. Di quale dei “tuoi” allievi sei particolarmente orgoglioso? Quali invece ti hanno deluso, se ce ne sono?



Sono orgoglioso di tutti i soci perché quando hai una passione che condividi e rinnovi la tessera, ti senti parte di un gruppo, è bello. Le delusioni arrivano perché magari è la vita che ti allontana, un figlio, o problemi al lavoro. Quindi non parlerei di delusioni.

A proposito di allievi famosi, poco tempo fa Luca Gardini ci ha concesso un’intervista nella quale esprime costruttive critiche nei confronti di AIS, giudicata a volte troppo autoreferenziale. Cosa ci puoi dire, in proposito? 



AIS ha passato dei momenti in cui era molto ingessata, non posso negarlo. Le cose stanno cambiando, ci sono molti giovani delegati che stanno mettendo dinamica al movimento. È nostra intenzione diventare sommelier con la T shirt, quando serve. Luca si è un po’ allontanato dall’Associazione e non avrà notato che alcune cose stanno cambiando. 

Fiere, blog, libri, degustazioni, wine bar… il mondo del vino non conosce crisi. Tutto questo interesse è solo un bene o ci sono dei rischi? Il consumatore non è addirittura troppo bombardato, con il rischio di non riuscire più a capire dove trovare la qualità di informazione, di produzione, eccetera. Quale consiglio daresti a chi vuole acquistare un buon vino?



In Italia siamo fortunati: il primo impatto, quello con le GDO, può contare su enoteche assistite e il consumatore è facilitato, il territorio lombardo poi è ricco di enoteche con gestori molto preparati. Io dico: va dove ti porta il cuore, alcuni vini non saranno i migliori del mondo ma riempiono lo stesso la sala perché la curiosità spinge a conoscere il territorio
Hai avuto sicuramente modo di assaggiare nel corso della tua carriera, grandissimi vini. Qual è quello che ti ha veramente strabiliato ed emozionato? Quale quello che vorresti bere?



Io mi sono innamorato del Kurni e del Kupra di Oasi degli Angeli. Non ho un vino che vorrei bere a tutti i costi, non corro dietro a un vino: so che prima o poi arriverà. 
Tu hai modo di assaggiare tantissimo per lavoro. A tuo parere, un vino, una regione italiana e uno stato al mondo (a parte Italia e Francia) con un potenziale inespresso che sicuramente emergerà.



Un inedito Hosam con birra ungherese

Tutto il Nuovo Mondo e l’Europa dell’est hanno un grande potenziale, diamo loro tempo. Nel Nuovo Mondo sono avanti anni luce per l’accoglienza e la voglia di confrontarsi, non si sentono ancorati alla tradizione e si permettono di sperimentare


Per la regione italiana… non potrei dirne una sola, ma se proprio devo sbilanciarmi dico Marche: ha un potenziale incredibile, con pecorino e passerina in ascesa. Tocca a noi sommelier scoprire nuovi vini e comunicarli

Qual è il tuo vino preferito? Tu che vino saresti?



Io amo due cose, ne sono pazzo. Pinot nero e nebbiolo, follemente, in tutte le loro denominazioni. Se fossi un vino sarei un nebbiolo. 
Un aneddoto particolare su un produttore che ti è rimasto impresso?



Non posso dire un nome perché sono tantissimi, non sarebbe giusto. I vignaioli italiani superano ogni tipo di difficoltà burocratica, climatica, geologica e molto altro. 
Abbiamo letto che Hosam significa sciabola tagliente. Non sappiamo se è vero ma il tuo sguardo che controlla i sommelier in servizio è sicuramente severo e incute – almeno ai corsisti – una certa soggezione. Cosa serve – oltre alla “severità” – per allestire le serate, gestire il personale? Deleghi in parte, sovraintendi il tutto, hai l’ultima parola anche sulla temperatura di servizio?



È la parte tagliente della sciabola, in Egitto si dice che si adegua a persone che sanno prendere decisioni. Sono circondato di persone di cui mi fido, io credo che la mia presenza dia sicurezza in più a chi mi sta vicino. 


Delego e mi fido molto dei miei collaboratori. È una squadra, se sbaglia uno sbagliamo tutti, a me piace giocare in team e condividere onori e responsabilità

Sommelier donna e sommelier uomo. Nella tua esperienza vi sono differenze? È vero che nelle donne l’olfatto è più sensibile? 



Le donne hanno una marcia in più, hanno una precisione a livello olfattivo imbattibile. Tuttavia è innegabile che si tratti anche di una questione di esperienza
Dove sarà e cosa farà Hosam tra cinque anni?



Mi vedo circondato da un numero di soci più alto, gente appassionata, gente che vuole crescere e vuole avere più cultura e vuole raccontare l’Italia in modo diverso
Finiamo con un calice di gewurztraminer e Hosam è già nuovamente in pista per il corso serale del primo livello: buon lavoro e grazie!