Tutto il Gavi a Milano è l’evento promosso dall’omonimo Consorzio tenutosi il 26 marzo al Palazzo Giureconsulti per celebrare i vent’anni della DOCG presentando in anteprima l’etichetta celebrativa che vestirà la Bottiglia Istituzionale nel 2018 e al contempo regalando agli ospiti una retrospettiva di Gavi DOCG fino al 2007.
Un viaggio attraverso la longevità di questo bianco piemontese ancora poco noto e carpirne il potenziale evolutivo nonché la differenza fra le annate.
Un progetto volto alla ricerca della qualità che inizia con l’ottenimento della DOCG nel 1998, abbandonando il nome proprio dell’uva Cortese, a favore della sola parola Gavi. Si tratta di una decisione identitaria forte che mette al centro il concetto di “territorio”, coniugato con quello di “vino” come fattore culturale come in molte altre denominazioni quali Barolo, Barbaresco, Trento ecc.
Siamo partiti dalle bottiglie più giovani, annata 2016, in un percorso a ritroso fino al millesimo 2007, che vede in degustazione via via due vini della medesima annata ma di aziende diverse in modo da cogliere anche l’impronta enologica nelle sue sfumature di vinificazione.
Parliamo di ben 20 assaggi. Mi dilungherei troppo se dovessi descriverli tutti.
Qualche informazione però d’obbligo e mi piaceva portare a casa un’idea identitaria di cosa aspettarsi da una bottiglia di Gavi.
- Il Gavi è un vino che si presta all’immediato consumo certamente, che dà il suo meglio quando abbinato. Tuttavia trovo altrettanto importante riuscire a concedergli almeno 2 anni di sosta per gustarlo senza fretta sotto altri occhi. Se poi di anni riuscissimo a concederne di più, diciamo anche 6 anni, potremo scoprire un vino ancora molto vivo, che presenta i caratteri tipici dell’evoluzione. Si, il Gavi si presta all’invecchiamento.
- Vi sono alcuni sentori tipici del vitigno che attraversano le bottiglie trasversalmente come ad esempio l’impatto floreale di fiori gialli, intensi, quasi pestati in alcuni casi, e il fruttato polposo e succoso di pesche gialle, ananas e maracuja con un finale a volte ammandorlato. In alcune annate come ad esempio la 2011 (ma in generale nelle successive) il floreale si fa possente
- I campioni migliori presentano un naso complesso ma soprattutto dai sentori precisi e netti, dove si riconoscono facilmente anche le intense note aromatico/balsamiche di erbe officinali. Spuntano così rosmarino, timo e altri caratteri di erbacei secchi come il fieno.
- La presenza minerale/sapida si avverte disciolta, avvertibile come il fluire di un fiume piuttosto che granulosa; una presenza di bocca a tutto tondo che fa ben più della semplice spalla all’acidità, comunque mai spiccata nella maggior parte dei campioni, conferendo struttura e timbro a molti assaggi.
- Dalla 2010 in poi si assiste ad un progressivo rafforzamento dei sentori probablmente dovuto dal cambiamento climatico che proprio a partire dal 2010 si fa più marcato nella regione del Gavi. E’ con questa consapevolezza che abbiamo riscontrato in qualche calice, dalla 2011 alla 2016, la famosa esuberanza floreale di cui parlavo, e non solo, in alcuni casi eccessiva.
- La temperatura di servizio è de-ter-mi-nan-te! E cambia, anzi no, stravolge in qualche caso il quadro gusto olfattivo e l’armonia del sorso.
I migliori assaggi secondo me:
Morgassi Superiore Azienda Agricola di Piacitelli Marino, Gavi del comune di Gavi Volo 2010
Naso ricchissimo che spazia a 360 gradi. Limone mandorla, zucchero filato, crostata e burro, sentori balsamici erbacei secchi e non, grande bocca che presenta buona acidità, ottima corrispondenza gusto olfattiva, chiusura che si fa morbida, grande equilibrio.
Marchese Luca Spinola Gavi del comune di Gavi Tenuta Massimiliana 2012
Guida sia al naso che al palato una mineralità fuida, veloce, guizzante su un naso dalle note ben distinte di biancospino e margherite e pesca tabacchiera. Il sorso è convincente, teso e avvolgente allo stesso momento, in perfetto equilibiro. Da godere da solo o in abbinamento.
La Ghibellina di Marian Galli Ghibellini Gavi del comune di Gavi Manin 2016
Un esempio di come anche un’annata carica come la 2016 possa in questo caso trovare un ottimo assaggio. Acidità prima donna affiancata da questa forte presenza floreale ma tenuta sotto controllo, pesca, ananas e frutto della passione, presenta anche una lievissima effervescenza che si attenua con il trascorrere del tempo.
Ottima beva e sorso che non stanca sono il completamento di una vinificazione ben riuscita nonostante qualche sbavatura.