“Ogni vigneto è un ecosistema complesso, […] di microorganismi che vivono in armonia tra di loro. Un equilibrio che il lavoro dell’uomo non deve sconvolgere.” Qui Periccone e Nerello Mascalese sono trattati “come un’entità unica ed interdipendente: potatura, raccolta, ecc, avvengono contemporaneamente, perché ciò che ci interessa è l’equilibrio della vigna, non le caratteristiche dei singoli vitigni. Perché il microcosmo è energia e vita.”
Un’interpretazione della vigna che almeno in un paio di altri casi mi è capitato di ritrovare (Marcel Deiss in Alsazia vi dice qualcosa?), in perfetta antitesi con l’accademia classica della viticoltura.
Almeno per quel che ne so io…
Una vigna, più vitigni; che assieme vivono, si adattano si compensano l’un l’altro. Che sia questo un plausibile futuro della viticoltura?
Ce ne accorgeremo presto.
La bella mano artigianale di Marilena ci regala un vino gustoso, pieno, carnoso che mi ha colpito soprattutto per l’impronta marina di cui sono fan.
Intenso al naso su spezie dolci, prugna, susina e mora, bastoncino di liquirizia a tutto campo, lavanda, o meglio, pineta in riva al mare.
Ma quanto mi piace quest’immagine della pineta!
Il palato poi è un’esperienza sensoriale, interessato anche sul piano tattile. Le papille vibrano al contatto col vino. Campione di sapidità dal giusto corpo e lungo sorso. Molto saporito, come piace a me.
In conclusione buona proporzione fra integrità territoriale, immediatezza e vivace rusticità.
Un vino conviviale che sembra fatto su misura per intrattenere gli amici durante un pranzo a base di anelletti al forno alla palermitana o per accompagnare il miglior cibo da strada come pane con la milza e pane panelle e crocchè
La frittola è troppo hardcore… ve la risparmio.