L’anno scorso è finita male, malissimo. Ho avuto l’infelice idea di andare con il pullman dell’AIS sebbene mi sembrasse un’ottima soluzione a bassissimo apporto di stress (tra l’altro di lunedì). Ovviamente era il mio primo anno e non avevo idea delle dimensioni del caos che avrei trovato.
Partenza ore 8 circa da Milano arrivo ore 12.30 a Verona. Siamo rimasti bloccati in autostrada per ore! Cosa accade in questi casi? Corri… e poi cadi.
Risultato? Diciamo che avevo le idee un pò confuse… e menomale che c’era il pullman ad aspettarmi.
Capitolo chiuso, anno nuovo vita nuova.
Quest’anno treno e di Martedì pure. Tiè!
Ottima, ottima idea.
Arrivo per le 10.30 circa dopo una breve sgroppata dalla stazione ferroviaria. C’è ancora poca gente e non faccio fila. Dove mi dirigo? Bollicine ovviamente ma… in Sicilia stavolta.
In Sicilia si fanno ottime bollicine! De Bartoli e Murgo sono i primi che mi vengono in mente, adesso però parliamo di Milazzo.

Fanno Metodo Classico dal 1975 e hanno una produzione vastissima. Il proprietario ci tiene a informarmi che fanno il M.C. più a sud d’Europa… esattamente a Campobello di Licata in provincia di Agrigento. Ho letto di un nuovo prodotto rosé che ho intenzione di provare.
E’ l’Excellent D. zero, cuvèe di inzolia rosa e chardonnay. E’ anche pas dosè e sosta quattro anni sui lieviti. Acidità spiccata, viola macerata, sentori tenui di lieviti. A breve sarà mio.
Ricordo anche che il Brut base vinse la Gran Medaglia D’oro come miglior metodo classico al 20° Concorso Enologico Internazionale che si è svolto a Verona dal 12 al 16 novembre scorso. Assaggiamo.
Da una Cuvèè di inzolia e chardonnay risulta agrumato e profumato, nerbo acido vibrante e forte sapidità. Molto buono anche questo, da tutto pasto.
Spostiamoci in Veneto per una breve visita da Bellenda. Vi piace il prosecco? Personalmente non molto ma quello di Bellenda fa eccezione.
Miraval, prosecco extra dry classico. Bollicina finissima e schiumosa, un soffice mare. Piacevole, non troppo dolce, perfetto per gli aperitivi.
Il Ventun Luglio invece è uno chardonnay M.C. che sosta 72 mesi sui lieviti. Naso ampio, accattivante, tanta frutta esotica e pasticceria secca. Leggera speziatura, sapido e ammandorlato sul finale. Un aroma decisamente spiccato per uno chardonnay che gioca fuori dal coro. Ottimo.
Il Metodo Rurale invece è ancora non sboccato; viene prodotto, così come si faceva una volta, lasciando i lieviti in bottiglia. Laura consiglia di scaraffare e lasciare che le fecce si depositino. Opaco alla vista offre ovviamente forti sentori di lieviti sotto i quali si evidenzia fresco, amarognolo ed erbaceo. Affatto facile.
Un salto in Lombardia è quanto meno d’obbligo in presenza di bollicine. In verità mi convinco a visitare il padiglione per salutare alcuni amici.
E infatti mi reco da Faccoli per provare il Pas Dosé 2007. Prodotto evoluto che sa di pane impasta, piccola pasticceria, forte al gusto ed impegnativo. Molto sapido, è un compagno ideale durante tutto il pasto.
Nel tentativo di superare la muraglia umana che nel frattempo si è accalcata in zona bollicine mi imbatto nello stand dei Lugana. Da Zenato provo soltanto (ahimè) il Lugana San Benedetto 2012. Polposo ricco di frutta come pesca, nespola è anche molto iodato e sapido. Nerbo acido vibrante che accompagna il sorso fino in fondo.
Da Le Morette è il turno del Lugana Mandolara. Sentori di frutta non matura, molto erbaceo e minerale, sento anche una certa astringenza da tannino. Prodotto particolare da scoprire. 
Una puntatina al Vivit per incontrare altri amici fra cui Paola e Daria di Punta dell’Ufala. Mi raccontano delle loro fatiche di vendemmia fatte di schiene spezzate e pelle bruciata dal sole. Siamo a Vulcano, isole Eolie, in contrada Gelso; un posto ancora quasi incontaminato. Una parte dei 5 ettari circa coltivati a malvasia vengono vendemmiati a inizio settembre e fatti appassire sui “cannizzi”; l’altra parte invece resta in pianta. Quando le condizioni sono perfette e il grado Babo raggiunge la giusta proporzione si parte per Salina per la vinificazione.
Da qui in poi, lo anticipo, è solo Sicilia. Non che prima non ne abbia parlato, ma ho dovuto fare delle scelte legate anche alla pubblicazione tardiva di questo resoconto e, come sapete, da buon siciliano do la priorità alla mia Terra quando possibile. Non me ne voglia nessuno.

Da Graci non posso mancare i due “Quota“: il 600 (si chiamerà Arcuria dall’annata 2012) e il 1000.
Il primo, vintage 2010, rivela un naso eccelso fatto ti note eteree, colla, e note animali. Equilibrato, armonico, elegante e importante. Fra i migliori assaggi.
Il Quota 1000 ha un’anima più sottile, morbida, sempre elegante. Andava provato prima del 600…
Giacomo Gravina, agronomo di Benanti mi propone due Etna Rosso: il Rovittello 2004 e il Serra della Contessa 2000. Mi spiega che il primo viene prodotto con le uve coltivate nella zona nord del vulcano (quella tipica per intenderci), mentre il secondo nella zona sud. E’ proprio quest’ ultimo che mi stupisce maggiormente. La vendemmia è anticipata di circa 15 giorni rispetto alla zona nord e viene affinato in legni di secondo e terzo passaggio. Di un bel rosso rubino tendente al granato, al naso rivela sentori di fiori appassiti, frutta cotta, spezie dolci e buona mineralità. In bocca è quasi dolce (grande corrispenza naso-bocca) ma equilibrato con un tannino avvertibile, ingentilito e ben fuso. Grande gusto e spessore ha anche una grande sapidità. Uno a zero per la zona sud.
Chiudo con Cottanera con la quale ho iniziato questa mia avventura da “blogger”. Il primo amore…
In uno scenario nazionale (e locale) tendente sempre più alla valorizzazione delle varietà autoctone, Cottanera è un’eccezione benvenuta in grado di competere a tutto campo con vini di prim’ordine anche da varietà alloctone come il Grammonte da merlot, il Sole dei Padri da syrah e l’Ardenza da mondeuse.
“Il primo consulente era specializzato in varietà internazionali” e “scommise su syrah e mondeuse”[…].
L’Ardenza 2010 da mondeuse 100% è un’esperssione interga del frutto a tutto tondo. Quasi masticabile, ha un eleganza inaspettata intaccata appena da un leggero tono vegetale. Buono, da tutto pasto. 

Ah per favore l’anno prossimo ricordatemi che un giorno al Vinitaly non è affatto sufficiente!