Se non l’avete ancora fatto, consiglio di dare un’occhiata alla prima parte dell’articolo  prima di procedere.
Dopo una breve pausa necessaria per rifocillarci continuiamo il nostro tour dei desk con il Pinot Nero di Mastri Vinai Bressan.
Naso sui piccoli frutti, Francesco azzarda nespola, difficile da decifrare comunque, e tanta mineralità. Tannino non ancora perfettamente integrato, vinificazione in acciaio a temperatura controllata. Elegante e polposo.
L‘Ego 2003 uvaggio di schioppettino e cabernet franc è un prodotto che mi incuriosisce.
Caffè, cacao, sentori che iniziano a virare sui terziari e un carattere difficile. Mi colpisce per le spigolature  e questa spiccata freschezza che dopo dieci anni non ti aspetti. Meriterebbe un approfondimento.
Provando qualche altra loro produzione, ho notato poi una cosa strana. Mi sembra che questi vini si somiglino un po’ troppo l’un l’altro a causa, credo, del metodo di vinificazione che se eccessivo snatura il frutto e appiattisce il gusto… Mio personale pensiero.

Abbiamo lasciato Le Cinciole al Terre di Toscana dello scorso marzo. Ne proviamo solo due.
Il Chianti Classico 2010 sa di frutti rossi, terra e spezie dolci. Fresco, risulta un buon prodotto.
Il Petresco invece ha un naso importante improntato su frutta, erbe officinali, spezie varie e macchia mediterranea. Sapido e dal sorso integrato “danza al palato”. Ottimo.
Siamo agli sgoccioli come tempi e anche il palato inizia a perdere qualche colpo ma Filippi ve lo devo proprio raccontare.
Ci accoglie Tommaso quando gli presento un bigliettino trovato nella guida consegnatami all’ingresso con dietro una scritta che invita a visitare il desk per ritirare un premio. Squillo di trombe, applausi, caciara, mille foto.
Vinco una bottiglia di Castelcerino 2011, Soave base. Produzione biologica da un cru di sedici ettari che dà su tre diversi versanti.
Il lavoro di Filippi è fatto di sperimentazioni anche estreme che sono possibili grazie a territorio particolarmente vocato. Troviamo stratificazioni calcaree, basaltiche e vigne di 70 anni da un lato e nessun enologo che intervenga, dall’altro. Certificati in biologico per necessità non per interesse nel disciplinare; “cerchiamo di lavorare come si è sempre fatto qui”. Le vigne di garganega di Filippi sono tra le più alte del Soave, caratteristica che dona notevole ventaglio olfattivo, difficilmente riscontrabile nei vini dello stesso tipo. Proviamo il Vigne della Bra, ottenuto da garganega in purezza di vigneti vecchi circa sessanta anni, vinificazione per venti mesi a contatto sui lieviti: molto interessante, dotato di stoffa e slancio. Subito dopo è il turno del Monteseroni 2008, prodotto con vigne settantenni di una piccola conca assolata: la fermentazione avviene a bassa temperatura, successivamente il vino matura a contatto dei lieviti per almeno sei mesi, quindi viene decantato naturalmente e imbottigliato a fine maggio.  Strutturato e fine, si percepisce subito di avere a che a fare con un prodotto elegante e particolare. Ottimo anche questo. Infine chiudiamo con il Tardiva: garganega in purezza,  raccolta fatta a fine novembre, è un vino straordinario dalla lavorazione unica. Dopo la pigiatura, infatti, il mosto rimane a contatto delle bucce per tre mesi; aggredito da muffa nobile, questa conferisce qualità organolettiche caratteristiche. Si presenta di colore giallo dorato, profumi tipici della buccia dell’uva uniti a sentori lievemente vegetali, impatto leggermente ossidativo ma molto fine e molto fruttato. Al gusto è molto complesso e di ottima struttura. Un vino estremamente piacevole, una sorpresa.  
Il giro è finito, è ora di rientrare in hotel e non è il caso di esagerare. Francesco ed io conveniamo sul fatto che non potremo più perdere un appuntamento come quello di Vinnatur, nei prossimi anni: la bellezza della location, la professionalità dello staff e, naturalmente, la qualità riscontrata nei calici degustati hanno reso questo evento un must del nostro calendario enologico.