Nel definire “storica” l’azienda di Canelli non si commette certo una esagerazione: l’azienda fondata da Piero Coppo nel 1892 ha scritto pagine di storia enologica, dapprima producendo moscato dolce esportato in tutto il mondo e poi confrontandosi con la produzione di vini secchi, vincendo anche questa sfida. Canelli è stata per anni, per tradizione e vocazione,  indirizzata a produzioni più quantitative che qualitative, tuttavia i  quattro nipoti del fondatore, che oggi hanno in mano le redini dell’azienda, hanno saputo dare una decisa impronta di qualità, doppiamente coraggiosa in quanto costruita non solo sui vitigni classici della zona, moscato e barbera, ma anche su nuove interpretazioni di vitigni internazionali.
Mi viene proposto di provare il Brut Riserva 2006 e mi approccio curioso. Qualche nozione introduttiva:  80% pinot nero e 20% chardonnay, è ottenuto da uve coltivate in terreno marnoso calcareo a circa 250 metri sul livello del mare; fermenta in barrique, parziale fermentazione malolattica, affina otto mesi in barrique e ulteriori quarantotto mesi in bottiglia, prima della sboccatura. 

Coppo Brut Riserva Coppo 2006: stile e opulenza

E’ il primo calice del week end ed ho, comprensibilmente, parecchia sete dopo una settimana condotta pressoché da astemio (è difficile a credersi anche per me, non infierite). Leggendo le tecniche di vinificazione di questo spumante, mi aspetto che la componente del legno sia importante: il colore e la prima olfazione, in effetti, vanno in questo senso. Si presenta cristallino, giallo paglierino molto intenso, l’effervescenza è fine,  persistente con bollicine non troppo numerose. Al naso è un bel percepire: prodotti da forno, fiori bianchi e gialli, note di mela renetta, impronta speziata di vaniglia, figlia dell’anima boisé, e minerale, con accenni di cenere e frutta secca. Al gusto è una sorpresa, in positivo, poiché mi regala un equilibrio che credevo non potesse appartenergli, senza invasioni di legno ma anzi dotato di una diversità gustativa di pregio, regolata da puntuale mineralità. Persistente e fiero, evolve al palato verso ritorni di erbe aromatiche e ancora finale ammandorlato. Come dice uno dei miei Maestri AIS: buono, 117esimo termine della tabella AIS! L’esperienza e la competenza della azienda si riscontrano tutte in questo prodotto in cui l’uso del legno è sapientemente gestito, concepito per una integrazione e non per una sovrapposizione agli aromi varietali. Si abbina facilmente a piatti semplici di carne bianca e pesce e si presta bene anche per aperitivo.
82/100