Per il secondo anno consecutivo partecipo a questo evento con grandi aspettative. Vi sono nomi noti e non, italiani ed esteri.

Visuale sui desk di degustazione

Arrivo presto alle 13.30; il giro è lungo e questo è l’unico giorno sui tre che posso concedermi. I locali sono quelli del centro congressi di FieraMilanoCity in via Gattamelata a Milano. L’ambiente preparato ad hoc, elegante, sui toni del bianco e nero, dà l’impressione di una ricercata austerità tesa a valorizzare l’importanza della manifestazione, i prodotti, e le persone che vi stanno dietro.

Visuale lato produttori artigianali e, sulla sinistra le cucine

L’organizzazione dei desk di degustazione è stata rivisitata ed è adesso più omogenea, meno dispersiva, con i produttori raccolti in una singola ala del locale. Le cucine invece, sono disposte nella parte opposta della sala insieme a produttori artigianali e tavole da pranzo. Un plauso va dunque all’organizzazione che ha preso spunto dalle critiche dello scorso anno (di molti produttori) rivolte soprattutto alla contaminazione degli odori delle cucine. 

Approfittando della modesta, temporanea affluenza, inizio come di consuetudine, dalle bollicine raggruppate intelligentemente in una specifica area. 

Inizio dalla Cote de Blancs con lo Champagne Christian Bourmault in veste pas dosè. Non eccessivamente secco su note fruttate e farinose; il Brut invece risulta più immediato e leggermente più caldo in bocca.

La selezione Monterossa con Brut, Saten e Cabochon.
Le bollicine migliori della manifestazione.

Passo a Monterossa.

Il saten…che sapidità, che eleganza, fantastico! Equilibrato, cremoso ma non troppo, suadente.
Il Cabochon, prodotto di punta,  presenta caratteristiche simili con la cabonica più spiccata e sentori evoluti di farina, impasto per dolci  e una grande mineralità. Il produttore ci informa che quest’anno risulta, a suo dire, più immediato e piacevole poiché è stata preferita una sosta di 36 mesi sui lieviti  invece dei tipici 48. Per me è eccezionale e di grande impatto sensoriale.
Da Ca’ del Bosco provo per la prima volta il Pinèro, da uve 100% Pinot Nero; una chicca che però non ha incontrato il mio gusto; l’ho trovato acidulo sul finale, forse un pò slegato. Di tutt’altra pasta la riserva Anna Maria Clementi 2004 dal gusto importante, strutturato, sulle note evolute di farina. Ottimo prodotto.

Ritorno un momento in francia per lo Champagne Brut Tradition Breton Fils, 70% Chardonnay e 30% Pinot Nero. Degno di nota.
Concludo il giro delle bollicine con Cleto Chiarli con il Vecchia Modena Premium Mention Honorable, rosa scarico da Lambrusco di Sorbara indicato soprattutto per pesci grassi come salmone, sgombro, orata, che mi ha lasciato un pò deluso a dire il vero. Evidentemente mi aspettavo un prodotto simile al Vigneto Enrico Cialdini da Lambrusco Grasparossa; intenso, sulle note floreali di rosa e molto fruttato, che invece dimostra quanto il Labrusco sia un prodotto molto sottovalutato.
I salumi di Spigaroli

Prima di proseguire con i bianchi mi sposto nell’area dedicata agli chef. Anche quest’anno i grandi nomi preparano al momento le loro invenzioni. Sono le 15..00 circa ed è il momento di Spigaroli

Agricoltori da fine ‘800 gli Spigaroli si pregiano di produrre i loro salumi seguendo le stesse ricette di 150-200 anni fa.
La produzione va dal culatello di Zibello DOP allo strolghino passando per mostarde, marmellate, salse, ortaggi ecc. Producono perfino gli alimenti per i loro animali.
La proposta di oggi è una selezione di culatello di Zibello saporitissimo accompagnato da due tipi di salame, pancetta e qualche fetta di bresaola di maiale nero di Parma, la vera chicca, delicatissima e magrissima.

Coloratissimo ( gustoso) il desk di Falksalt

Passo pure dal desk di Falksalt che propone i suoi fiocchi di sale marino di Cipro.

Disponibili in diversi colori si va dai naturali e certificati (biologici) bianco e nero agli aromatizzati all’aglio, peperoncino, limone, affumicato ecc. Tre confezioni 15 €. Da provare!

Proseguiamo in terra ligure alla scoperta del vermentino di Lunae Colli di Luni Numero Chiuso. Ottimo il naso su note mielate, e floreali di camomilla. Importante al gusto dimostra una freschezza che lascia presagire ottime capacità di evoluzione per i prossimi 2-5 anni.
Siamo in Campania adesso da Joaquin che presenta il suo Fiano 2009. Ne fanno appena 6000 bottiglie e solo quando le condizioni sono “ideali”, tant’è che né il 2010 né il 2011 hanno visto la luce.
La macerazione sulle bucce e la leggera surmaturazione conferiscono un naso quasi da passito con una bocca che lascia spiazzati sulla elevata freschezza e mineralità. E’ un vino complicato, sicuramente non immediato che potrebbe far storcere il naso ai più.
Ultimo passaggio in bianco da La Valentina, Abruzzo, dove mi aspetta il Trebbiano d’Abruzzo Superiore  Spelt 2011 bianco. Vinificato 50% acciaio e 50% in botte risulta ancora un pò slegato in bocca a fronte di un bel naso floreale e fresco. Il produttore mi dice ha ancora bisogno di qualche mese di sosta in bottiglia ma sarà godibile per almeno altri due anni.
Pregiatissimo il Brunello Riserva di Col d’Orcia

E’ il momento dei rossi e mi trovo vicino alla Toscana. Da Col d’Orcia inizio con il Rosso di Montalcino 2010 floreale di buona impronta tannica, convincente, per poi passare al Poggio al Vento Riserva 2004. Tannino vispo, sapido, fresco ne ha per svariati anni ancora. Il 2004, si sa, è stata un’annata eccezionale in toscana e si vede. Ho l’onore di provare anche il Brunello di Montalcino 2006: immediato, pronto, quasi perfetto, da bere anche questa sera stessa. Magari!

Ancora un assaggio da Querciabella azienda biologica dal 2000, ora biodinamica. Il Chianti Classico 2010 da uve sangiovese in purezza si dimostra profumato e complesso; si va dai piccoli frutti rossi alla macchia mediterranea ed erbe aromatiche. Tannino importante ed elegante morbidezza ne fanno un vino di prim’ordine.

Le dolci Colombe pasquali
della paticcieria artigianale Lorenzetti

Il tempo è agli sgoccioli ma prima dell’ultimo calice torno nell’area ristoro per assaggiare le colombe pasquali della Pasticceria Artigianale Lorenzetti. Ce n’è per tutti i gusti: tradizionale, al vino recioto, ai frutti di bosco, al limone, all’olio d’oliva (senza burro)… Speciali è dir poco.
Sono pronto infine per l’ultimo assaggio dedicato all’Ecrù di Firriato, cinque grappoli sulla guida AIS Bibenda 2013 simile per eleganza e impronta al più blasonato Ben Ryè di Donnafugata.