Serata fredda e nevosa a Milano in occasione di questo appuntamento enogastronomico organizzato da Go Wine.
Quasi l’ideale per riscaldarsi con un buon calice dei pregiati vini Piemontesi.
La cornice è quella dell’hotel Michelangelo a Milano, nei pressi della stazione Centrale.
La sala di degustazione, elegante e dai colori caldi, è sufficientemente grande e ben organizzata per accogliere il pubblico presente. C’è spazio per tutti per finire e’ presente anche un punto ristoro con un’abbondante selezione di salumi biologici.
 Purtroppo arrivo tardi a causa di un imprevisto lavorativo… pazienza, poco è meglio di niente!

E’ importante notare che questo genere di eventi prevede la presentazione dei vini appena immessi sul mercato; le ultime annate. Sappiamo bene che Barbaresco e Barolo sono vini adatti all’invecchiamento e pertanto, con questa premessa, è necessario guardare oltre, considerare l’evoluzione in prospettiva.
Inizio il tour dall’azienda Montalbera di Castagnole Monferrato e, ovviamente mi butto sul Ruché Laccento  vinificato in acciaio.
Fruttatissimo al naso sa distintamente di fragola e ciliegia fresca. In bocca è gustoso e polposo con una vena acida che lascia intendere buone prospettive di invecchiamento; un Ruché che mi ha convinto anche così giovane.
Al contrario, ho trovato la versione affinata in tonneaux un pò troppo ruffiana.
Da Oddero provo il Collaretto 2010, Langhe Bianco da uve Riesling 60% e Chardonnay 40%. Una leggera macerazione sulle bucce (per lo chardonnay) conferisce sentori caratteristici che terminano poi in un ruffiano legno.
Il Barbaresco Gallina 2009 e il Barolo 2008 presentano entrambi un tannino ancora piuttosto ruvido, non perfettamente integrato; troppo giovani vanno attesi senza fretta.
Da Enzo Boglietti provo quasi tutto.
La Barbera 2010 presenta un’acidità ancora eccessiva da una parte mentre dall’altra l’affinamento in legno ingentilisce i tannini rendendola più immediata di altri.
Il Barolo Brunate è molto tannico, molto fresco, potente. Non sa di legno e questo è un pregio non da poco. Sento cacao, traccia ematica, china. E’ complesso e di grande struttura. Un grande Barolo in prospettiva, ottimo già da subito.
Il Barolo Case Nere presenta una componente fruttata più spiccata al naso e in bocca risulta più pronto, suadente e più equilibrato del Brunate.
Il Vigna Arione di Serralunga, poi, è ancora più profumato, fruttato e pronto rispetto ai precedenti. Praticamente bevibile da subito.
Ultimo banco di degustazione da Rinaldi dove provo il Barolo Cannubio 2009. In questo caso il legno, botte grande, è utilizzato solo per l’estremo finale della vinificazione e infatti questo vino non si sente affatto. Molto pronto, molto buono ma poco profumato. In pratica tecnicamente “perfetto” ma gustativamente (passatemi il termine) non è un Barolo all’italiana… diciamo invece che sembra una versione internazionalizzata per un mercato che richiede prodotti pronti da subito.
P.S.
Pare che mi sia perso una star, almeno a detta di qualche amico che si è intrattenuto di più.
Parlo del Barolo Brunate riserva vecchie viti Capalot di Voerzio Roberto che i miei amici, usando a mestiere il centodiciassettesimo termine AIS, hanno definito “buonissimo”.