Non si è ancora conclusa la manifestazione Golosaria e Top Hundred Wines (info) ma non volevo perdere l’occasione di riportare le mie impressioni sull’evento e in particolare, sui produttori che ho visitato.
Due grandi spazi separati ededicati all’enogastronomia dislocati in una grande area che mitiga l’effetto sovraffollamento. All’ingresso mi invitato ad registrarmi come “Press” (mi sento importantissimo e privilegiato)  per aver accesso alla zona riservata agli operatori di settore. Non ho tempo di approfittarne…sono le 16.30 e ho una scaletta di incontri e degustazioni che vorrei rispettare, vediamo in seguito.
E’ fondamentale infatti avere un’idea di massima di cosa si vuol provare. Meglio sarebbe un “piano d’attacco”, una lista di nomei da scorrere.
Senza affannarsi, non c’è fretta.
Il valore aggiunto sta nello scoprire il produttore, scambiare due chiacchiere (in alcuni casi anche più di un’ora…altro che due chiacchiere) e capire meglio la filosofia che sta dietro alla bottiglia.

L’area dedicata al vino è anch’essa suddivisa in due grandi ambienti. La logica credo sia quella dell’ordine alfabetico, ma non è molto chiara in realtà.
A parte ciò, i banchetti di degustazione sono in legno, ben curati e d’ambiente. Si vede la cura dell’organizzazione!
Prendo un bicchiere e faccio un giro di ricognizione per organizzarmi.
Ogni degustazione che si rispetti non può che iniziare con le bollicine.
Mi fiondo quindi su Ferrari, Ca’ Del Bosco e Il Calepino. Niente di nuovo: tre ottime espressioni delle bollicine italiane con punte di eccellenza.
Curiosità: la nuova linea di bottiglie di Ca’ Del Bosco riporta in etichetta il valore della solforosa presente nella bottiglia…Estrema sicurezza e trasparenza. Tanto di cappello! Dovrebbe essere d’obbilgo a parer mio.
Ci sarebbe anche Cantina Sociale di Quistello con i suoi ottimi Lambrusco ma ahimè vorrei provare anche qualcos’altro.
Bianchi dunque. 
Elena Walch presenta lo Chardonnay (e altri ovviamente) che però non mi ha particolarmente colpito, Masciarelli l’ho completamente dimenticato (grrr era nell’altra sala).
Mi propongono una Ribolla Gialla fuori dalla mia lista…perché no. 
Tenuta Stella è una piccola e giovanissima realtà del Friuli in provincia di Gorizia. Solo bianchi.
La Ribolla “Giò” (prima produzione 2010) è davvero buona ad un prezzo assolutamente popolare. Bisogna approfittarne quanto prima.
Mi intrattengo a lungo con Manuel, l’agente di zona ma sto andando lungo con i tempi e non posso rinunciare alla Sicilia! Devo fare delle scelte.
Scelgo AR.PE.PE.
Mastronicola Nocera, Cambria

Pluripremiata cantina a conduzione familiare che ho avuto la fortuna di scoprire al Vinitaly 2012. Oggi in chiave più ristretta ho anche la possibilità di passare una piacevolissima ora (almeno) in compagnia di Isabella  ed Emanuele. Famosi (e a ragione) il Rocce Rosse e il Sassella Ultimi Raggi. Devo assolutamente recensirli al più presto. Meritano tantissimo, come i proprietari.

E’ arrivato il momento della mia terra dunque e anche qui devo operare delle scelte.
Cambria, Guccione e De Bartoli (non potevo saltarlo!).
Avevo letto del progetto di Cambria di recuperare una vecchio vitigno di varietà Nocera e farne un vino in purezza. Acidità elevata, tannino deciso e una buona sapidità. Una grande struttura che il legno ha solo in parte ingentilito e che per questo richiede pazienza e affinamento in bottiglia. Ottime potenzialità di invecchiamento.
Per Guccione, piccola realtà palermitana che lavora quasi esclusivamente con i mercati esteri, ho dovuto fare un’eccezione alla regola e torno al bianco ma n’è valsa la pena.
Lolik, Veruzza e Grigis. I primi due Trebbiano, l’ultimo Catarratto Extra Lucido.
Grigis Catarratto 2010, Guccione

Uno meglio dell’altro. No prodotti chimici, no diserbanti, no uso di cloni per la selezione… Andrò a trovarli presto in cantina.

Chiudo con Marco De Bartoli, grandissimo e mai troppo acclamato signore del Marsala. Sebastiano mi informa che per un disguido i vini non sono arrivati… fortuna che aveva qualche bottiglia di Vigna la Miccia Marsala Superiore Oro e Vecchio Samperi Ventennale, prodotto di punta.
Il Vigna la Miccia è un prodotto fantastico, facile da bere, ruffiano forse ma che importa…vale la pena.
Il Vecchio Samperi di contro è complesso, sofisticato, per palati evoluti. Bisogna capirlo per apprezzarlo a fondo ma già così, con ignoranza, lo apprezzo per la sua unicità. 
Voglio capire…
Soddisfatto dell’esperienza, anche se non ho rispettato a pieno la scaletta (Michele Satta è saltato insieme a Travaglini e altri), corro a casa. Sono le 21.00 e mi aspetta un sabato sera con amici al ristorante giapponese.