Lunedì 3 giugno l’Associazione Italiana Sommelier assegnerà l’Oscar del vino 2013, nell’ambito della Notte delle stelle, che si svolgerà a Roma presso l’Hotel Cavalieri. I candidati si possono votare qui. Diamo una veloce lettura alla lista degli aspiranti vincitori, selezionati da cento personaggi del mondo della cultura, della produzione e della comunicazione.
Tra i vini bianchi le candidature sono forti, ed è una bella lotta: Cervaro della Sala 2010 di Castello della Sala, Chardonnay 2010 di Tasca d’Almerita e Vintage Tunina 2010 di Jermann. 
Il Cervaro della Sala è uno dei must della enologia nazionale, già da molti anni. Per chi non lo conoscesse, è un blend di chardonnay e grechetto, vitigno autoctono umbro; è vinificato in legno, sei mesi di barrique e dieci mesi di bottiglia. E’ un vino elegante, dalla struttura morbida e dalla lunga persistenza. 


Lo chardonnay di Tasca d’Almerita è la dimostrazione che si può fare dell’ottimo chardonnay anche a latitudini differenti dalle solite note; vinificato in purezza, sosta diciotto mesi in barrique, possiede un aspetto olfattivo impostato su toni fruttati, floreali ed erbe aromatiche. Al gusto è pieno e vellutato con spiccata nota acida. 
Anche il Vintage Tunina di Jermann è uno dei frequentatori dell’Olimpo enologico italiano: blend fuori dagli schemi composto da sauvignon, chardonnay, malvasia istriana, picolit e ribolla gialla. Vinificazione in acciaio e botte grande. Intensità minerale assolutamente preponderante, con grande armonia al gusto.  
I candidati tra i vini rossi sono l’Amarone della Valpolicella 2003 di Quintarelli, il Bolgheri Sassicaia 2009 di Tenuta San Guido e il San Leonardo 2007 della Tenuta San Leonardo. 
Il nome di Giuseppe Quintarelli ha rappresentato e rappresenta tuttora indissolubilmente uno dei padri fondatori della vinificazione di qualità in Valpolicella. Il suo vino ha travalicato i confini nazionali e continentali già all’inizio del secolo scorso, ed ha progressivamente raggiunto riconosciuti livelli di eccezionalità. L’amarone è un uvaggio dei classici vitigni corvina, corvinone e rondinella con piccole aggiunte di nebbiolo, cabernet, croatina e sangiovese. Dopo la vinificazione il vino sosta per sette anni in botti di rovere di Slavonia; il risultato è un naso suadente di ciliegie e mandorle amare e un gusto potente, armonico e molto lungo. 
Tra i candidati all’Oscar per i vini rossi non poteva mancare il Sassicaia, leggenda dell’enologia conosciuta in tutto il pianeta. Il 2009 è la prima annata curata da Graziana Grassini, che sostituisce il Maestro Giacomo Tachis. Composizione ormai celebre di cabernet sauvignon e cabernet franc, il Sassicaia si eleva per ventiquattro mesi in barrique francesi e dona aromi di more, cacao, sandalo e grafite; presenta un perfetto tannino, elegante ed integrato, finale balsamico e lievemente sapido. 
Il terzo aspirante all’Oscar è il San Leonardo della omonima tenuta, prodotto abituato a fregiarsi di premi e riconoscimenti. La fermentazione avviene in vasche di cemento, dopodiché sosta per ventiquattro mesi in barrique. Nella versione 2007 fa il suo esordio nel blend l’uso del carmenere, che si aggiunge al preponderante cabernet sauvignon; completano l’uvaggio merlot e cabernet franc. Il bouquet è ampio ed austero, di amarene, mirtilli, china e rabarbaro; il sorso esibisce precisa morbidezza e tannini estremamente fini, finale interminabile.
I vini che partecipano alla finale per i rosati sono Cirò Rosato Ronco dei Quattroventi 2011 della Fattoria San Francesco, il Five Roses 68° Anniversario 2011 di Leone de Castris e Il Rogito 2010 delle Cantine del Notaio. 
La Fattoria San Francesco ha raggiunto cifre di produzione ragguardevoli ma non per questo ha perso di vista la qualità. La versione 2010 del rosato è vinificata in acciaio, è un gaglioppo in purezza con aromi di geranio ed erbe aromatiche, intensa impronta iodata; in bocca è fresco e sapido ed invita a nuovi sorsi. 
Leone de Castris è l’azienda enologica più antica nel Salento e probabilmente di tutta la Puglia, essendo nata nel 1665. La produzione impiega vitigni autoctoni ed internazionali, dando vita a numerose tipologie di vino, assestandosi sui due milioni e mezzo di bottiglie l’anno. Il Five Roses è un blend di nergramaro e malvasia nera, viene vinificato esclusivamente in acciaio;  dona aromi agrumati e di rosa, al gusto percezioni fruttate e vegetali e risulta estremamente bevibile  e persistente.
Chiude il gruppo dei rosati Il Rogito 2010 delle Cantine del Notaio, azienda lucana seguita dall’enologo Luigi Moio e già da anni leader indiscussa del mondo enologico meridionale, e non solo. Nella scorsa edizione Il Rogito, aglianico in purezza vinificato in barrique, ottenne i Cinque grappoli, quest’anno il riconoscimento non è giunto, tuttavia siamo comunque di fronte a un notevole prodotto, complesso e raffinato. Naso ampio e delicato, al sorso è morbido e piacevole.  
Passiamo alle bollicine: concorrono all’Oscar tre vini di provenienza molta diversa tra loro:  il Franciacorta Gran Cuvée Brut 2007 di Bellavista, il Gran Cuvée XXI Secolo 2007 di D’Araprì e l’Oltrepò Pavese Pinot Nero Brut Giorgi 1870 Gran Cuvée Storica 2008 di Giorgi. 
Bellavista non ha bisogno di presentazioni, è uno dei simboli della Franciacorta, avendo legato il proprio
nome a produzioni di qualità fondate sulla cultura del lavoro. Il Gran Cuvée Brut 2007 si conferma all’apice della produzione franciacortina: blend di chardonnay e pinot nero, sosta quarantotto mesi sui lieviti. Il perlage è da manuale, naso ampio e caratterizzato da essenze di pasticceria, agrumi e delicata frutta tropicale. Al sorso è intenso ed elegante, fino al lungo, splendido finale. 
D’Araprì è una delle aziende che ha contribuito a far diventare San Severo, nel Foggiano, un avamposto della produzione di spumanti con metodo classico. Il Gran Cuvée XXI Secolo 2007  è un inusuale blend di bombino bianco, pinot nero e montepulciano; la permanenza sui lieviti è di quarantotto mesi. Al naso esibisce fascino attraverso la frutta secca ed essenze di laboratorio di pasticceria, in bocca rivela notevole struttura supportata da una intensa mineralità.
Il terzetto di candidati è chiuso dall’Oltrepò Pavese Pinot Nero Brut Giorgi 1870 Gran Cuvée Storica 2008 prodotto dalla cantina Giorgi, punto di riferimento territoriale per tutto l’Oltrepò. Pinot nero in purezza mantenuto per quaranta mesi sui lieviti, possiede un ventaglio olfattivo davvero notevole, con note agrumate, canditi, frutta secca, lievito, in bocca si esprime con pienezza ed eleganza, struttura ed effervescenza fine.  
Miglior vino dolce: sono candidati l’Alto Adige Moscato Rosa 2010 di Franz Haas, Bacca Rossa Passito 2008 di La Palazzola e il Passito di Pantelleria Bukkuram 2011 di Marco De Bartoli.
Franz Haas si conferma anche quest’anno produttore di eccellenza, contraddistinto dall’amore per il territorio. Il suo Moscato rosa in purezza, vinificato in acciaio, rappresenta perfettamente il raro vitigno autoctono trentino, con paletta aromatica floreale e fruttata, impatto gustativo pieno, succoso e ben bilanciato da note erbacee perfettamente integrate.
Il secondo candidato è il Bacca Rossa di La Palazzola, una creatura di Riccardo Cotarella; ottenuto da uve sangiovese, affina per ventiquattro mesi in caratelli scolmi, tecnica che dona al prodotto un fascino unico e inconfondibile, con sentori accattivanti di agrumi caramellati, erbe aromatiche, tabacco dolce. La corrispondenza gusto-olfattiva è piena, premiata da equilibrio assoluto e finale interminabile. 
Last but non least chiude il gruppo dei candidati il Passito di Pantelleria Bukkuram 2011 dell’azienda Marco De Bartoli. Orfana del padre fondatore dal 2011, l’azienda ne prosegue il disegno sulle gambe e sulle idee dei figli, splendidi interpreti di una filosofia che ama il passato ma ha lo sguardo rivolto al futuro. Bukkuram vuol dire, in arabo, “padre della vigna”, è un passito da uve zibibbo ottenuto attraverso due diversi tipi di appassimento e una metodologia che ricorda quella del Tokaj Aszu. Metà delle uve infatti vengono fatte appassire al sole, mentre la restante parte appassisce in pianta; quando a settembre questa viene raccolta e fatta fermentare, si aggiunge il mosto ottenuto dall’uva appassita al sole. L’affinamento viene ottenuto con una sosta di trenta mesi in barrique e ulteriori sei mesi in acciaio. Il risultato è un prodotto assolutamente non convenzionale, con naso ampio ed affascinante, note di miele, albicocca disidratata, canditi, scorze di arancia, bocca sontuosa, evoluta ed amalgamata, integrata a salgemma e intensa anima minerale.  
Passiamo brevemente alla categoria “Miglior vino con rapporto qualità/prezzo”: concorrono Franciacorta Cuvée Prestige di Ca’ del Bosco, Lacrima di Morro d’Alba Superiore 2010 di Stefano Mancinelli e Roero La Val dei Preti 2010 di Matteo Correggia.
Ca’ del Bosco è uno dei must in Franciacorta, azienda in grado di coniugare al meglio tradizione e innovazione, quantità e qualità. Il prodotto candidato è un uvaggio dei tre vitigni classici franciacortini, chardonnay, pinot nero e pinot bianco, fresco e bilanciato.
Stefano Mancinelli propone anche quest’anno con successo la sua Lacrima di Morro d’Alba Superiore 2010, espressione concentrata e fedele della denominazione marchigiana; esibisce intensità di profumi e lunga persistenza. 
Infine il nebbiolo in purezza dell’azienda Matteo Correggia, assurta ormai a costanti livelli di qualità eccelsa. Il Val dei Preti 2010 manifesta un ventaglio olfattivo di primo piano ed una armonia di gusto piacevole e raffinata.    

Francesco Cannizzaro