Ho conosciuto Nino questo 25 Novembre in occasione della sesta edizione de La Terra Trema al Leoncavallo di Milano (maggiori info quì).
A Milano avevo già provato qualche suo vino in enoteca e sono rimasto così colpito che non appena ho avuto la possibilità di avvicinarlo gli ho subito proposto un articolo di approfondimento sul suo modo di concepire il vino e, ovviamente sui suoi prodotti così particolari.
Nino gestisce una piccola azienda a conduzione familiare composta da se stesso, il papà e la moglie.
Ho colto l’occasione di queste festività per conciliare viaggio in Patria e visita.
Il nostro viaggio inizia qui.
Lasciata la macchina ci avventuriamo per “straduzze e trazzere” alla volta della cantina.

Nino: “Sai, mi appoggio ad un’altra cantina per vinificare dato che non ho un posto mio per ora; questo fattore aumenta considerevolmente la complessità di tutte le fasi della vinificazione.”
Non ho dubbi in merito.
N:”Ci tenevo a farti assaggiare il vino in affinamento direttamente dalle vasche, poi facciamo un giro in vigna.”

Solo acciaio, 200 ettolitri circa (ma potrebbero essere di più) suddivisi in Grillo, Catarratto, Zibibbo, Pignatello (Perricone) e Nero D’Avola.
N:”Iniziamo con una particolarità.”
Ho l’onore di assaggiare in anteprima un Grillo che Nino ha voluto interpretare in chiave diversa rispetto alle altre produzioni della zona (in senso culturale o tradizionale, cioè il grillo vinificato a Marsala, che guarda il “marsala”).
N:”Questo Grillo viene da una vigna estrema posizionata a circa 10 metri dal mare…Ho voluto che questo fosse espressione della vigna e non del territorio pertanto ho preferito far sentire il mare; penso di imbottigliarlo a Maggio.”
Mi dice anche che l’intenzione è quella di NON usare solforosa per la la vinificazione né tantonemo per l’imbottigliamento.
N: “Staremo a vedere cosa succederà.”
Vediamo com’è: Fortissima nota iodata che svetta su tutto, poi cedro, pompelmo e un’aroma di citronella che che mi fa ricordare l’estate siciliana, al tramonto.
Al gusto certamente è ancora acidulo, ma le aspettative sono più che incoraggianti. Ne riparliamo in estate!

Passiamo al Catarratto.

Molto aromatico! Nino mi dice che è una sorpresa anche per lui dato che non è un’uva propriamente annoverata fra le aromatiche. Molto ricco di sentori terziari e complesso vi trovo noce moscata, mineralità, sensazioni sulfuree e fumè la quale, aggiunge, “risalta maggiormente dopo l’affinamento in bottiglia”. Di buona struttura ha un profumo talmente intenso e persistente che perdura a bicchiere vuoto per parecchi minuti.
Zibibbo.
Come sopra, aromaticissimo, inebriante. Si avvertono distintamente agrumi, citronella e zenzero.
Anche questo lunghissimo nel bicchiere.
Non vorrei usare troppi assoluti nelle frasi ma in casi come questo non ne posso fare a meno.
E’ il turno di un Moscato semplice, basilare al gusto, venduto sfuso su cui Nino pensa di investire fra qualche anno; giusto il tempo di capire meglio le possibilità di integrazione con i prodotti attuali… chissà magari in blend o con altri uvaggi, vedremo.
Grillo.
Questa è la versione corrente, espressione del territorio.
Intenso, molto complesso, sa di mandorla, zolfo, idrocarburo.
Questo certamente non è ancora pronto al gusto ma in occasione del La Terra Trema ho avuto modo di gustarlo meglio.
La prima cosa che mi è venuta in mente al primo assaggiato (giuro) è stato lo champagne… “Uno champagne senza bollicine”. Fantastico. E’ complesso, strutturato, affatto facile; va studiato, e gustato sorso a sorso.
Non vedo l’ora di aprire una bottiglia per una degustazione come si deve.
Chiudiamo con il Nero D’Avola.
Profumato e intenso al naso si scorge bacca di cacao e tostatura in prevalenza, macchia mediterranea. Frutto integrato perfettamente e ottima corrispondenza gusto-olfattiva. Questa annata in particolare mostra inoltre un tannino più deciso rispetto alle precedenti. Ancora giovane lascia intravedere un vino di prim’ordine.
Non sono un appassionato di Nero D’Avola in senso stretto ma credo che questo vino si discosti MOLTO dallo standard di gusto a cui sono abituato e mi aiuti a capire meglio le peculiarità di quest’uva.
Come per il Grillo seguirà meritato approfondimento.

Non capita tutti i giorni (non a me almeno) di assaggiare il vino direttamente dai silos. E’ stata un’esperienza in qualche modo formativa.
Dopo il tour fra le vasche ci aspetta un giro itinerante fra le vigne. Durante il viaggio in macchina mi viene in mente che il giorno prima, visitando tre diverse enoteche di Palermo, non mi è stato possibile reperire nessuno dei suoi vini. Suppongo che la situazione sia la medesima nel resto della Sicilia…
N: “Non so perché, me lo chiedo anch’io” mi dice.
Nemmeno a dirlo, a Milano o Torino (e al Nord in genere) il problema non si pone. N:”Ho molti agganci e una buona distribuzione 
Enotecari Palermitani sarebbe il momento di aprire gli orizzonti e rivolgere l’attenzione anche su prodotti diversi rispetto ai soliti 3-4 nomi locali “noti”. Spingiamola questa Sicilia!
E parlo in generale…
N:” Non ho agenti, non mi interessa e nemmeno la grande distribuzione. Non fa lavoro di conoscenza e questo, di fatto, distrugge noi piccoli artigiani. E’ fondamentale invece lavorare con persone che siano in grado di trasmettere il messaggio del vignaiolo; gente esperta che faccia capire ciò che vuole comunicare con i suoi prodotti.”
Assolutamente condivisibile come ragionamento. E’ ovvio il problema è anche legato alle logiche del mercato globalizzato che, calato anche nella nostra realtà, omogenizza prezzi, gusti, profumi, eccetera, riducendo di fatto la libera scelta a ciò che viene imposto. L’unica scelta possibile insomma.
Diamo uno sguardo anche all’altra faccia della medaglia ogni tanto… potremmo fare una bella scoperta!

In macchina si scorgono filari e piccoli appezzamenti a perdita d’occhio.
N:”Questa è una parte del mio Catarratto. Lo riconosci perché ha il “favino” nel mezzo.”
Il favino (me lo ha spiegato dato che non sapevo di cosa stesse parlando) è una pianta seminata fra un filare e l’altro e che, poco prima di fruttare quando è ricca di azoto e altri elementi nutritivi, viene falciata per arricchire naturalmente viti e terreno.
Parliamo di coltivazione naturale senza diserbanti perché “oggigiorno sarebbe assurdo farne uso considerando metodi alternativi altrettanto validi ma rispettosi della natura e dell’uomo.”

Vigna di Nero D’Avola con favino. 

Girando per i diversi appezzamenti mi fa notare poi le peculiarità di ciascun terreno.
Per esempio il Catarratto si trova su una terra scura ricoperta di pietre, sassi bianchi con presenza di zolfo, “che sono le principali responsabili del tipico sentore di fumè”.
Il Nero D’Avola invece cresce su un terreno di origine alluvionale ricoperto di medi e grossi ciottoli arrotondati, completamente diversi per tipologia e natura dai precedenti.
Il Moscato infine si trova su un terreno rosso, ferroso.
N: “Tutta questa diversità si traduce in complessità. Piantiamo le viti solo nel loro terreno ideale.”

Il tempo passa in fretta quando ci si diverte e si è ormai fatta ora di pranzo; tralasciando i dettagli della porzione gigante di pasta al ragout (ottima!) abbinata splendidamente sia al Catarratto che allo Zibibbo voglio necessariamente condividere qualche informazione sul Milocca; Nero D’Avola declinato dolce. Con una punta di amaro dovuta alla stagionatura in legno di castagno, ha un profumo (e sapore) intenso di cioccolato efrutti rossi. Potente grazie ai suoi 16+1,5 gradi alcolici è abbastanza tannico e morbido.
Piacevolissimo grazie ad una spiccata sapidità.
Un prodotto eccezionale che vi invito a gustare!

Siamo in conclusione ormai.
Ho avuto la fortuna di sperimentare l’ospitalità di Nino e Anna che ringrazio di cuore per avermi accolto nella loro casa, dato la possibilità di conoscere la loro realtà e apprezzare il duro lavoro che sta dietro.

Vi lascio infine con quella che credo sia la sintesi della filosofia dei vini Barraco:
N: “Il vino perfetto non esiste e non voglio nemmeno provare ad aggiustarlo con le mie mani; si finisce per essere poco credibili, una caricatura di se stessi.
Prendo quello che la natura mi dà.”