“Musica: insieme di suoni armoniosi.” Questa è la definizione che troviamo sui dizionari quando cerchiamo la parola “musica”: suoni armoniosi, armonia.
Questa descrizione non può che richiamarmi immediatamente alla mente il vino.
Anche i grandi vini hanno armonia, equilibrio e sono in grado di esprimere, rivelare e stimolare stati d’animo, emozioni, affetti, atmosfere.

Un grande Vino è Musica liquida.
Penso a quando nel calice si svela un vino elegante, suadente, complesso, con profumi e sentori che avvolgono il naso e non smetteresti mai di annusarlo, e ogni volta che porti il calice al naso, scopri nuovi aromi e fragranze ad affascinare e carezzare mente e anima. Una volta assaggiato, poi, i tannini vellutati di un Barolo oppure la freschezza di uno Champagne, offrono sensazioni meravigliose.



Infine, e qui sta la differenza che fa di un vino un grande vino, quando dopo averne bevuta l’ultima goccia, ci si aspetta il tramonto e invece è solo l’alba della persistenza.
I sentori tornano ad avvolgere la bocca all’infinito, donando benessere e godimento come se stessimo ascoltando il finale di una sinfonia meravigliosa che si protrae, interminabile.

La musica è anche un interruttore che accende ricordi, un detonatore che libera energia positiva, un calmante, un eccitante.
È un vero e proprio elemento psicotropo, che influenza fortemente le funzioni psichiche di chi l’ascolta, cambiando la percezione del mondo che lo circonda.
Accarezza l’anima quando cantiamo a squarciagola in auto, in bagno e le endorfine scorrono rapide spargendo appagamento nei nostri sensi.
Accompagna molti dei momenti più importanti nella nostra vita.

I primi palpiti adolescenziali del cuore, le vacanze, le feste, quasi ogni momento importante della nostra vita ha una musica, una canzone che l’accompagna.
E molte volte quei momenti fondamentali sono accompagnati anche dal vino.
Soprattutto “quelle” serate, i primi appuntamenti con una persona che poi diventerà importante, con un sottofondo di musica e un calice di vino a carezzare l’anima.
E allora quel momento diventa un istante magico, sublime, tutto diviene armonioso, piacevole, i sensi si rilassano e si sciolgono in un caldo tepore che avvolge il corpo partendo dalla nuca, per scendere piacevolmente lungo la schiena, come una lunga carezza data da una mano che ci ama.



È come se fossimo seduti a un banchetto mentre Apollo, Dio della Musica e dell’armonia, suona alla cetra melodie meravigliose e Dioniso ci versa un vino godurioso, eccelso, degno del banchetto degli Dei.

Senza dimenticare Nietzsche, che nella sua opera “La nascita della tragedia”, afferma che il periodo d’oro della Grecia antica si ebbe quando avvenne il miracolo della convivenza dello spirito apollineo e di quello dionisiaco.
Quando la bellezza e l’armonia delle arti nella Grecia antica, scultura, architettura, letteratura, le Tragedie, convivevano con la passione, l’ebbrezza del vino e l’esaltazione entusiastica del sesso.
Musica e Vino, (abbiate pazienza, per me in questi casi ci vuole la maiuscola per entrambi) sono un binomio che accompagna l’uomo da millenni.

Il vino è citato in moltissimi brani musicali e fra le più alte vette di questa unione, ci sono sicuramente alcune arie di musica lirica, imprescindibili.
Fra le tante, la celeberrima:

“Libiamo, libiamo ne’ lieti calici
che la bellezza infiora
E la fuggevol ora s’inebri a voluttà…”

Dalla “Traviata” di Giuseppe Verdi.

Oppure si può andare molto più indietro, fino addirittura al 403 avanti Cristo, quando debuttò al Teatro di Dioniso ad Atene la Tragedia di Euripide “Le Baccanti”.

Il Coro delle Baccanti:

“Dalla terra d’Asia,
lasciato il sacro Tmolo, accorro:
dolce impegno, per Bromio,
fatica che non affatica;
e Bacco celebro con grida di Evoè!
Chi è nella strada? Chi è nella strada?
Chi è in casa? Ognuno si discosti,
e tenga la bocca in religioso silenzio.
Con modi da sempre in uso
canterò Dioniso.”

Per poi tornare ai giorni nostri con i Pinguini Tattici Nucleari e la loro “Jack il Melo Drammatico”:

“Ma io conoscerò mai la felicità?
Sai forse l’ho conosciuta, sai forse l’ho intravista
Sai forse mi è passata vicino
Sarà la fortuna che mi ha baciato, oppure una svista
L’immaginazione, forse son solo un cretino
Profumava di vino…”

Poi c’è la musicoterapia applicata al vino.
La Cantina Fatalone a Gioia del Colle, per esempio, utilizza la musicoterapia durante l’affinamento in botte.
Nella bottaia risuona, durante il periodo dell’invecchiamento del vino in legno, un delicato mix di musica classica e new age, arricchito con suoni della natura che a detta della Cantina dovrebbe avere lo stesso effetto sul vino che ha sulle persone: uno stato di benessere che rilassa e intenerisce i sensi.

E ancora il vignaiolo Carlo Cignozzi, a Montalcino, che diffonde la musica di Mozart in vigna, tra i filari di viti della Cantina Il Paradiso di Frassina, e da questa esperienza ne ha scritto un libro: “L’uomo che sussurrava alle vigne”.
Il mio abbinamento ideale per rilassarmi e godere di un momento, è fatto dall’incontro di un calice del Primitivo Es di Gianfranco Fino, e le note sublimi di In a sentimental mood suonato da Duke Ellington e John Coltrane.

C’è molto in comune tra questo vino e questo brano musicale: le tante note diverse che si accordano in una melodia armoniosa e sublime, la sensazione di benessere liquido che avvolge partendo dalla nuca, e quella sensazione che continua a risuonarti dentro anche dopo che il brano è finito, il calice è vuoto e la persistenza regala attimi incredibili di godimento, di pace, di serenità.

Infine, vi dico che la differenza che c’è fra un vino dozzinale e un grande vino, è la stessa che passa fra un brano mediocre di musica Pop e un grande classico di Jazz:
quello Pop è come il rumore regolare del rubinetto che perde.

Il Jazz è il disordine armonioso e magico della pioggia sul tetto.
Evoè!

(Foto 2 Copyright: Atlante di Neuroscienze Netter, 2016)