Il Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana è una realtà associativa composta da viticoltori, vinificatori e imbottigliatori. La 
loro  mission è la tutela e promozione della qualità dei vini della DOC Maremma Toscana, della valorizzare del territorio, che si caratterizza per l’eterogeneità, non solo enologica, ma anche turistica, agricola, storica e culturale.
 
Qui convivono vitigni autoctoni – come ciliegiolo, alicante, sangiovese, vermentino, trebbiano, ansonica, malvasia, grechetto, pugnitello, aleatico – e varietà internazionali – cabernet sauvignon, cabernet franc, merlot, syrah, viognier, sauvignon, chardonnay, petit verdot.
Terreni diversi, climi diversi (mare e collina, così vicini e lontani) e vitigni diversissimi non possono che dare vini diversi. Eppure questa diversità è accomunata da un fil rouge, da un timbro identitario: la sapidità e la freschezza che si riconosce in tutti i vini e che identifica il particolare territorio.
Si presentano per la prima volta a Milano con un evento al Westin Palace, serviti dai sommelier dell’A.I.S., eleganti e precisi e raccontati da una sommelier d’eccezione: Adua Villa. Che bel debutto!!!
Assaggiamo dei vermentino fruttati e floreali, più strutturati di quelli liguri e meno sapidi di quelli sardi, dei sangiovese vestiti di rosa, dei vitigni internazionali denotati da freschezza e bevibilità e poi alcuni vitigni autoctoni poco noti, fra tutti il pugnitello e il ciliegiolo.
provare il Bazzico 2016 del Podere Ristella ci fa capire cosa vuol dire un vermentino della Maremma: impatto al naso fruttato e floreale a cui seguono note salmastre quasi a voler introdurre il sorso. In bocca freschezza e sapidità bilanciano l’alcol per riscoprire nel finale il bouquet dell’inizio.
Diverso dal vermentino Litorale 2016 di Val delle Rose che ha una chiusura più amarognola del precedente assaggio. Diverso anche dal vermentino del Prato al Pozzo  2015, un vino che trascorre diversi mesi sui propri lieviti per ricercare una maggiore complessità pur non volendo tradire le caratteristiche più autentiche del vitigno e del territorio.
Trovarsi in Toscana e parlare poco del sangiovese appare strano, apprezzarlo in versione rosé appare ancora più bizzarro. Eppure c’è il San Michele n. 3 rosato di Poggio l’Apparita, un 2016 che tiene alto il vessillo del sangiovese in Maremma: sapidità e freschezza raccontano il territorio e ci propongono una veste nuova per un vitigno che solitamente conosciamo austero, corposo e vigoroso.
Tra il seminario e il banco di degustazione gli assaggi proseguono alla ricerca delle particolarità.
Ecco allora il Ciliegiolo dell’azienda Sassotondo, vendemmia 2015: naso interessante caratterizzato da piccoli frutti rossi che ci si aspetterebbe di ritrovare in bocca. Invece all’assaggio mancano, ma si ritrovano nel finale. Tannini ancora un po’ ruvidi, speziatura brusca e freschezza in buona evidenza fanno presagire un vino che evolverà, che bisogna aspettare.
Non delude, infatti, l’assaggio del ciliegiolo San Lorenzo 2013 in cui le parti un po’ slegate del vino più giovane qui si sono integrate ed offrono un sorso di grande eleganza e potenza. 

Maremma che vini

Altro grande calice è il Pugnitello di Poggiolella; vitigno autoctono riscoperto da poco con rese basse, simile al montepulciano più che al sangiovese, da cui deriva un vino denso, corposo, alcolico dall’abito rubino intenso e con note dominanti di frutti di bosco. Un vino elegante, strutturato che sicuramente ha interessanti possibilità di evoluzione.
L’Abundantia di Rigoloccio, un merlot in purezza del 2012, si presenta come un vino ricco, pieno, opulento con note di caffè macinato, 
cioccolato e poi frutta rossa natura. La speziatura è nel sorso insieme alla sapidità; la freschezza invoglia ad un nuovo assaggio e diviene naturale ricercare un piatto in abbinamento. È un vino che appaga, afferma Adua Villa: come darle torto!
 
Vitigni autoctoni si alternano a quelli alloctoni, piccole aziende familiari a grandi aziende, stili 
originali a internazionali classici tutti accomunati da uno stesso territorio che, pur ampio e diverso, lascia un marchio specifico e speciale che i bravi produttori sanno imprimere ai loro vini e che noi degustatori appassionati siamo chiamati a riconoscere. Maremma che vini!